Su Marte c'era vita? Può esserci stata.
Ancora non siamo in grado di affermare che sul pianeta rosso ci sia stata vita, così come la intendiamo noi, ma oggi finalmente possiamo dire con una buona dose di certezza che la vita su Marte era possibile. Con sei articoli apparsi recentemente sulla prestigiosa rivista Science e con varie presentazioni alla conferenza dell'AGU (American Geophysical Union), in corso a San Francisco, la comunità scientifica internazionale ha messo nero su bianco i numerosi dati geologici e geochimici inviati dal robot-geologo Curiosity sulla Terra, sin dal suo atterraggio avvenuto il 6 agosto 2012. Di seguito l'abstract di uno degli articoli appena pubblicati. (a cura del Prof. Luigi De Filippis, Dipartimento di Scienze).
Dal sito "ilfattoquotidiano.it" del 9 dicembre 2013:
“Marte è stato un pianeta ospitale per la vita”. Su Science le scoperte di Curiosity
La storia più antica del pianeta rosso “è scritta nelle sue rocce”, osservano i ricercatori che hanno studiato i dati raccolti dal robot-laboratori, inviato dalla Nasa con la missione Mars Science Laboratory (Msl) e arrivato sul suolo marziano il 6 agosto 2012.
Su Marte era possibile la vita. Dopo ipotesi, congetture e smentire la scienza sembra aver raggiunto dati conclusivi. Sul pianetarosso c’era tanta acqua liquida, con laghi che 3,6 miliardi di anni fa erano alimentati da fiumi che scorrevano in superficie e, con essa, tutti gli ingredienti necessari alla vita. La storia più antica di Marte “è scritta nelle sue rocce”, osservano i ricercatori che hanno studiato i dati raccolti dal robot-laboratorio Curiosity, inviato su Marte dalla Nasa con la missione Mars Science Laboratory (Msl) e arrivato sul suolo marziano il 6 agosto 2012. I risultati del loro lavoro, pubblicati in sei articoli su Science, descrivono un Marte antichissimo e inedito, molto diverso dal pianeta rosso e arido che conosciamo oggi.
Presentati anche in una conferenza stampa nell’ambito del convegno dell’Unione Geologica Americana in corso a San Francisco, i dati non forniscono prove dirette dell’esistenza di forme di vita marziana, ma è la prima volta che su Marte vengono individuati tutti gli elementi indispensabili alla vita, almeno a quella che conosciamo sulla Terra. C’erano quindi, secondo i ricercatori, tutti gli elementi necessari per l’esistenza di procarioti, ossia microrganismi unicellulari come quelli che si ritiene abbiano popolato per primi la Terra.
Curiosity ha trovato gli ingredienti della vita nel cratere Gale. Curiosity li ha individuati nel cratere Gale, il cratere dal diametro di 150 chilometri nel quale era atterrata, nelle rocce sedimentarie della zona chiamata Yellowknife Bay, vicino l’Equatore marziano. Dove per un lunghissimo periodo (decine di migliaia di anni, ma forse anche per centinaia di migliaia di anni) c’è stato un lago, sono stati scoperti carbonio, idrogeno, zolfo, azoto e fosforo. La presenza di questi elementi, con l’acqua del lago che occupava il cratere Gale, faceva di Marte “un ambiente abitabile”, come lo hanno definito i ricercatori, e capace di ospitare microrganismi chemiolitoautotrofi, capaci cioè di ottenere da rocce e minerali l’energia della quale avevano bisogno per vivere. Sulla Terra batteri simili vivono all’interno di grotte e nelle sorgenti idrotermali. “L’acqua è la condizione senza la quale non potrebbe esistere la vita come la conosciamo, ma da sola non basta perchè ci sia un ambiente favorevole alla vita”, osserva John Grotzinger, del California Institute of Technology (Caltech), coordinatore di una delle sei ricerche. Oltre all’acqua, prosegue “serve una fonte di energia che alimenti il metabolismo dei microrganismi, come carbonio, idrogeno, zolfo, azoto e fosforo”.
Ora si sa che su Marte questi elementi c’erano e questo, per Grotzinger, suggerisce che “nei primissimi miliardi di anni della sua storia la superficie di Marte fosse notevolmente diversa da quella attuale”. Adesso, aggiunge il ricercatore su Science, “siamo in grado di dimostrare che il cratere Gale una volta ospitava un antico lago con caratteristiche adeguate a supportare una biosfera marziana basata su chemiolitoautotrofi”.
Flamini (Asi): “Diventa ancora più importante missione ExoMars”. Sono ” dati conclusivi” per il coordinatore scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Enrico Flamini per il quale, alla luce della scoperta, diventa ancora più importante la missione ExoMars, pianificata dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) per il 2016 e per il 2018, con una forte partecipazione scientifica ed industriale italiana. “A questo punto – ha detto – Exomars diventa una missione fondamentale. Curiosity non ha a bordo strumenti per rilevare materiale organico, mentre Exomars li avrà. Se andremo, e sono sicuro che lo faremo, su terreni simili a quelli dove si trova ora il rover americano sono altrettanto certo che avremo delle sorprese”. La fase della missione, in programma nel 2018, prevede un rover per esplorare il terreno circostante la zona di atterraggio. “La notizia della probabile vita nel passato di Marte – conclude Flamini – potrà dare ulteriore luce all’importanza delle missioni verso il pianeta rosso, ammesso che qualcuno avesse ancora il dubbio. Marte rimane un obiettivo importante e si dovrà cominciare anche a pensare a delle missioni con uomini a bordo”.
Parmitano: “Adesso c’è un motivo più grande per andare”. ”Adesso c’è un motivo ancora più grande per andare a mettere i piedi sulla sabbia rossa di Marte” dice l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) Luca Pamitano. La scoperta, ha aggiunto, “è una spinta ulteriore all’esplorazione umana, una scintilla capace di scatenare un incendio emotivo, soprattutto in un momento come questo, nel quale il volo spaziale sembra un lusso di cui si può fare a meno”. Invece, ha aggiunto, “la volontà di portare avanti l’esplorazione spaziale è pienamente giustificata dal fatto che non stiamo cercando l’unicorno alla fine dell’arcobaleno: Marte è un obiettivo strategico assai valido”.
Quanto alla possibilità che nell’universo possano esistere altre forme di vita, l’astronauta è convinto che “quello che ci limita è la nostra capacità di immaginazione. Ci piace dare definizioni di tutto e anche la vita la definiamo in termini di organismi, riproduzione, Dna, mortalità”. Tuttavia, ha aggiunto, “è possibile e probabile che, considerando il grandissimo numero di stelle e pianeti, che esista qualcosa che possiamo paragonare a quello che chiamiamo vita: è la nostra immaginazione a fallire, non la natura”. Nulla, naturalmente, che abbia a che fare con alieni e Ufo: “Non solo dalla Stazione Spaziale non ho mai visto nulla, ma non credo proprio che alieni e Ufo possano essere tra noi”.